L’Esercizio di Oggi è quello di capire come gestire i Pesi che la Vita mette su di Noi, gli Intoppi che ci manda, gli Stop che ci procura, le Deviazioni che si incarica di fornirci malgrado la Nostra Programmazione Mentale.
Usiamo un Metodo diverso: non dobbiamo ribellarci, questo è il Primo “Comandamento” che dobbiamo mettere in Atto, perché quando la Vita ci porge Qualcosa è perché questo suo porgere è stato stimolato dal Nostro Desiderio di quell’Evento, anche Inconscio. Nessuno si attirerebbe Situazioni dolorose o pesanti, ma è la nostra Energia che sa che in quel Momento c’è Necessità di quell’Evento, quindi quello che dobbiamo fare è accoglierlo.
Nell’accoglierlo però c’è una Modalità che dobbiamo mettere in Pratica subito, perché facendo tutto il Percorso della Gestione dell’Evento con questa Modalità, Tutto diventa fluido e rapido.
Se invece non usiamo questa Modalità, Tutto diventa più faticoso.
La Modalità è quella della Passività.
Davanti ad un Evento che, a Nostro Parere, non doveva arrivarci, che capita fra Capo e Collo, un Evento che giudichiamo pesante, faticoso, perfino destabilizzante, dobbiamo immediatamente mettere in Moto la Passività.
Accolgo questo Evento perché non posso ribellarmi, perché sono conscio di non dovermi ribellare, ma lo accolgo Passivamente, non mi attivo immediatamente per risolverlo, non mi attivo immediatamente per superarlo, e soprattutto non mi attivo immediatamente per allontanarlo.
Lo accolgo con Passività.
Ma cosa vuol dire Passività?
Non è certo il non fare Nulla, perché è impossibile: se mi rompo un Braccio è necessario ingessarlo, non posso aspettare, quindi la Passività è la Vibrazione della Passiva-Attività, un’Attività che viene svolta, sviluppata sempre con il Punto Interrogativo finale.
Sto facendo bene? È questa la Strada giusta?
È questo il Modo per capire l’Insegnamento che ha in Sé questo Evento?
Se agisco con Passività la Risposta della Vita è immediata.
Se, viceversa, davanti ad un Evento metto immediatamente in Moto la Mente, la Personalità, la Mia Capacità di gestire, la Voglia di appropriarmi di quell’Evento anche se non l’ho capito fino in fondo, mi scatta il Desiderio di controllare l’Evento, di tenere Tutto sotto Controllo continuamente, allora io impedisco alla Vita di porgermi la Giusta Soluzione e la Giusta Via.
Il mio agire deve essere passivo: agire con la Convinzione che c’è “Qualcuno” che guida i miei Passi, essendo consapevole che questo “Qualcuno” o “Qualcosa” è la Vita stessa. Mi sta guidando, e perciò mi abbandono con Fiducia, con Riconoscenza, senza Nessuna Asperità: non devo mettere nel Mio Modo di vivere e di reagire Nessuna Asperità.
Tutto deve essere piano, liscio, tranquillo.
È difficile quando l’Evento sconvolge la Vita o quando l’Evento è inaspettato, e soprattutto quando butta all’Aria tutti i Nostri Programmi, ma se pensiamo che questo Evento lo abbiamo attirato Noi nella Nostra Vita perché ci è necessario, utile, allora ci migliora e forse ci chiude una Porta ma ci apre un Portone.
Ripeto che la Prima Modalità da mettere in Moto è semplicemente quella della Passività.
Non dobbiamo sentirci inetti se abbiamo Dubbi sul Modo di agire, non dobbiamo sentirci destabilizzati se cambiamo Idea dal Mattino alla Sera, se quella Soluzione ci pareva giusta e poi non lo è più, se quella Strada si è aperta e poi si è richiusa…
Non per questo siamo inefficienti o non all’Altezza della Situazione.
Noi siamo efficienti perché siamo fluidi, siamo consapevoli di navigare, ma la Bussola non l’abbiamo Noi. Dobbiamo però avere la Certezza che dall’Evento esca la Soluzione positiva, che l’Evento è comunque giusto così com’è perché è la Vita a porgerlo, e soprattutto dobbiamo fare tesoro dell’Insegnamento che è insito nell’Evento Stesso.
Scacciare gli Eventi che non ci piacciono non serve a Nulla: essi tornano, ritornano, ritornano… forse con Altre Modalità ma sempre con la Stessa Caratteristica, per insegnarci quel Qualcosa che noi vogliamo evitare di imparare.
La Furbizia è quella di accogliere subito l’Evento, ripeto ancora, con Passività: alzare le Braccia e tendere, stringere le Mani alla Vita lasciandoci guidare.
I Segni che la Vita dà sono sempre molto chiari, siamo Noi a travisarli quando vanno in Direzione opposta a quello che vogliamo.
Allora ci adoperiamo per far sì che questi Segni vengano neutralizzati e prevalga il nostro Volere.
Con la Passività tutto ciò non avviene, con la Passività c’è la Fluidità, la Possibilità – perché la immettiamo in Dosi Massicce – di prendere tutte le Indicazioni dalla Vita.
Noi capiamo i Segni che la Vita ci dà perché siamo fluidi, non abbiamo Blocchi, non ci opponiamo perché non abbiamo deciso dove dobbiamo andare, ci lasciamo condurre dalla Vita che sa dove deve condurci.
Questa è la Giusta Modalità per gli Eventi imprevisti della Vita.
Da questi Eventi si esce sempre migliorati, più forti, più consapevoli, si ha più Conoscenza di Sé e soprattutto si ha la Certezza che abbandonandosi alla Vita le Situazioni si risolvono in Modo più veloce e più giusto.
Più giusto vuol dire che quello che accade è veramente quello che ci serve.
Nell’Abbandono, nella Passività ci vuole l’Umiltà.
Senza Umiltà la Passività non ha Possibilità di essere esercitata.
Se non c’è l’Umiltà la Passività è mentale, è una Passività di Comodo: mi affido perché non so che cosa fare, sono certo che tutto andrà bene perché sono Io e perciò a Me non può andare Male.
Questa però non è la Vera Passività.
La Vera Passività non può prescindere dall’Umiltà.
Umiltà di sentirsi parte di un Tutto, di un Corpo Divino, l’Umiltà di chi sa che non può condurre la Propria Vita solo ed esclusivamente pensando, ma deve condurre la Propria Vita sentendo, percependo le Sensazioni, le Persone, gli Eventi.
Queste sono le giuste Modalità per affrontare gli Eventi improvvisi, quelli che potrebbero destabilizzarci.
Ricordiamocelo sempre, perché in questo Momento tumultuoso, in questo Momento di Grande Verifica per Ognuno di Noi, gli Eventi improvvisi e imprevisti – sia gioiosi che dolorosi – sono all’Ordine del Giorno.