Il Buio
Ogni volta che Mary vedeva avvicinarsi il calare del sole era presa da malinconia.
Era una bimba così solare, così vitale, aveva sempre necessità di osservare, di muoversi e il buio per lei rappresentava invece un freno a questo suo modo di vivere.
Fata Paoletta la conosceva bene e ogni sera al calar del sole la lasciava sola nel suo mondo malinconico, non tentava di distrarla in alcun modo.
Solo una volta, con grande amore, le si avvicinò e le disse: “vedi cara, la tua malinconia non ha ragione di essere perché il buio è inevitabile e perciò devi accettarlo di buon grado.
Ciò che È va accolto e capito”.
Non aggiunse altro.
Mary si sforzò di mitigare la malinconia, in quanto però a capire il buio……………beh era un’altra cosa.
Non sempre Mary era consapevole di quello che accadeva attorno a lei, molto spesso si estraniava e si perdeva in pensieri fantasiosi che la portavano in mondi irreali.
Fata Paoletta la osservava, capiva benissimo che in quei momenti doveva lasciarla sola e non disturbarla.
Girando, girando Mary e Fata Paoletta si fermarono molto a nord, dove il sole si faceva vedere per poche ora al giorno, il rimanente tempo era buio.
Mary stentava ad adattarsi ed era sempre più immersa nei suoi pensieri fantasiosi.
Poco alla volta………..perse il contatto con la realtà.
Quando Fata Paoletta la invitava ad osservare gli abitanti del posto che vivevano normalmente anche se il sole era già tramontato, Mary si immaginava questi individui come ombre che vagavano e non come esseri umani in carne e ossa.
Anche gli animali per Mary diventavano ombre e così le piante e perfino le case.
Questo strano modo di vedere la vita non preoccupava Fata Paoletta: osservava e basta.
Per Mary era una necessità astrarsi dalla realtà perché il buio la soffocava.
Nei suoi pensieri si vedeva in giardini fioriti, sulle spiagge assolate intenta a contemplare le conchiglie, perfino si immaginava in procinto di saltare sui sassi di un bellissimo fiume.
La vita reale però esisteva e richiamava Mary ai suoi compiti quotidiani: doveva mangiare, dormire….
Che fatica però: infilarsi il cappotto quando con la mente era sdraiata sulla spiaggia, bere una bevanda calda per scaldarsi, quando invece si immaginava di assaporare un bel gelato……….
Piano, piano l’umore della bimba cambiò: era sempre più assorta, più chiusa, più distante.
Intervenne allora Fata Paoletta e la condusse in un posto meraviglioso: una grande sala piena di piante, con una bella fontana al centro.
Era un luogo di ritrovo per genitori e bambini che si incontravano per chiaccherare, prendere bevande calde e giocare
Mary stentò un po’ a calarsi nella realtà di quella sala, ma quando una bimba si avvicinò, la prese per mano e la invitò a giocare……si lasciò andare.
Che bei giochi facevano quei bimbi, giochi molto fantasiosi: si immaginavano di essere cavalieri e dame, astronauti, perfino animale e mimavano i versi e i gesti dei cavalli, delle galline e altro ancora.
Passò così velocemente e piacevolmente il tempo che Mary non si accorse neppure che il sole era tramontato e si era fatto buio.
Prese per mano Fata Paoletta e disse: “lo sai che oggi è il primo giorno che non sono malinconica? Il buio non mi ha intristito”.
La Fata accarezzo Mary e le rispose: “la malinconia non è legata al sole che tramonta, al buio, ma viene da dentro di te perché ti senti sola e così per distrarti, voli nei tuoi sogni fantasiosi. Oggi hai visto con i tuoi occhi tanti bambini e tanti adulti che stavano bene assieme senza malinconia.
I bambini ti hanno insegnato che con la fantasia si può giocare senza rifiutare la realtà.
Quei bimbi non hanno bisogno di sogni fantasiosi che li portino lontano dalla realtà, ma fanno del gioco la loro realtà gioiosa”.
Mary rimase in silenzio a riflettere: era proprio così, lei non viveva e non vedeva più la realtà, ma prediligeva il sogno.
Ora aveva imparato che la realtà, se vissuta con allegria senza rifiutarla ma riempendola di fantasia, può essere più bella dei sogni solitari.