In che strano paese erano finite Mary e Fata Paoletta, un paese dove tutto, ma proprio tutto era in ritardo.
Era così complicata la Vita in quel Paese che tutta la popolazione aveva deciso all’unanimità di abolire gli orologi.
A che cosa poteva mai servire il sapere che ora fosse, se intanto tutto, proprio tutto ritardava rispetto all’ora fissata?
Era molto meglio non sapere neppure che ora fosse.
Certo non era un modo facile di vivere, gli abitanti furono costretti a darsi nuove regole per cercare di vivere in modo non caotico.
Mary si chiese subito che cosa provocasse questo continuo ritardo.
I primi tempi erano stati così difficili che aveva avuto subito la tentazione di abbandonare il Paese e cercare altrove un posto più tranquillo.
Si ricordava però che Fata Paoletta le aveva spiegato che abbandonare le situazioni prima di averle capite equivaleva a fuggire da una realtà che invece andava vissuta.
All’inizio Mary e Fata Paoletta cercarono di vivere come al solito, dandosi appuntamento ad una determinata ora, cercando di capire a che ora aprivano i negozi e così via…….come si vive dove tutto funziona regolarmente.
Si accorsero però che anche dandosi un appuntamento preciso, non riuscivano mai ad arrivare all’orario stabilito.
C’era veramente qualcosa che ostacolava la puntualità.
Ma che cosa era? Si chiedeva Mary.
Fata Paoletta si adattava benissimo alla situazione e aveva trovato il modo di non avere troppi fastidi da questo strano meccanismo.
Quando voleva far colazione passava al bar e ordinava quello che desiderava, poi…………….andava a fare una passeggiata ai giardini perché sapeva che anche la colazione sarebbe arrivata in ritardo.
Quando desiderava visitare un museo, non si presentava certo all’ora dell’apertura perché questa, chiaramente, era variabile, allora passava al museo e se fosse stato aperto sarebbe entrato, altrimenti……….cambiava programma.
Gli abitanti si erano adattati benissimo a questa situazione perché era così da sempre.
Quello era proprio il paese del ritardo.
Quando avevano deciso di abolire gli orologi era perché non ne capivano neppure la funzione.
I bambini per andare a scuola non avevano certo il pulmino che passava ad un’ora fissa, proprio no: si alzavano, facevano colazione e poi si avviavano verso la scuola, chi prima, chi dopo e spesso trovavano la maestra che era…….in ritardo.
All’uscita i genitori si trovavano in attesa dei bimbi, ma molti di questi genitori erano in ritardo e così chi era presente, accudiva i piccoli in attesa dei genitori ritardatari.
Nessuno si dava pensiero, tutto scorreva senza intralci apparenti.
Quando però si verificavano contrattempi, l’umore degli abitanti non era nervoso o infastidito….ridevano cercando di risolvere l’inconveniente che si era creato.
Strano, molto strano modo di vivere era quello del Paese del Ritardo.
Mary aveva accettato di vivere lì per cercare di capire, ma non era facile darsi un perché di questo eterno ritardo.
Quello che la sconcertava era la normalità con cui vivevano gli abitanti e la loro abilità di adattarsi e risolvere le situazioni.
Fata Paoletta quando capì che Mary aveva osservato bene quello strano paese, volle aiutarla a capire e spiegò:” vedi Mary, qui ci sono gli abitanti che prima, quando erano sul pianeta Terra, vivevano sempre affannati, sempre con l’occhio all’orologio, con la paura costante di essere in ritardo. Questi poveri esseri si sono ammalati per tutta l’ansia che mettevano nel loro vivere: sempre di corsa, sempre tesi ad essere in orario anche se dovevano andare a passeggiare o a divertirsi.
Vivendo qui hanno capito che c’è anche un altro modo di gestire la propria vita e sono più felici e sereni, soprattutto non sono più tanti nervosi”.
Quante riflessioni poteva ora fare Mary, quanti modi diversi di vivere si era trovata a sperimentare.
Il prossimo quale sarebbe stato?
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