Passeggiando in un piccolo paese in riva al mare, Mary si fermò incuriosita ad osservare quanti e quanti gioielli erano messi in mostra nelle piccole vetrine della strada principale.
Che strano paese era mai quello che invece di negozi dove poter comperare cibo e abiti, o giocattoli, o libri, o altre cose utili, esponeva solo gioielli.
Non c’era nessun abitante per strada, il posto sembrava deserto: solo le vetrine erano animate dai bagliori dei gioielli esposti.
Molto sorpresa Mary continuò a camminare per cercare qualche persona a cui chiedere spiegazioni.
Nessuno.
Qualche casa senza abitanti, molti giardini belli e molto curati, nessuna macchina, insomma…..nessun segno di Vita.
Tornò nella via principale e la percorse nuovamente tutta lasciandosi affascinare dalla bellezza e opulenza di quei gioielli.
Erano gioielli di tutti gli stili e le epoche, alcuni molto antichi, altri modernissimi.
Erano così affascinanti che Mary si dimenticò perfino di mangiare.
Andava su e giù per la via continuando ad osservare ed ogni volta trovava sempre qualche particolarità che non aveva notato.
Fata Paoletta aspettava paziente seduta in un bellissimo giardino fra rose, iris, peonie, dalie.
Si era posizionata proprio sotto un grande glicine e ne aspirava il profumo in serena attesa.
Sapeva che Mary avrebbe chiesto spiegazioni sul perché in quel paese ci fossero solo gioielli e niente altro.
La sua attesa non fu delusa, arrivò Mary scura in volto e frettolosa, si rivolse a Fata Paoletta dicendo:” ho fame, ho sete, mi sono dimenticata di mangiare e bere. I gioielli hanno preso tutta la mia attenzione”.
Fata Paoletta non rispose, si alzò e condusse Mary verso una stradina laterale che la bimba non aveva notato.
Alla fine della stradina c’era un piccolissimo vagone ferroviario dipinto di rosa e azzurro, ornato di fiori profumati, con sedili ricoperti di stoffa allegra.
Sembrava più una carrozza che un vagone del treno.
Mary e Fata Paoletta salirono e subito una allegra canzoncina iniziò a fluire nell’aria.
Partì subito il vagoncino con solo loro due come ospiti.
Mary non aveva parole per lo stupore che tutto questo provocava in lei: loro due sole su quello splendido mezzo di trasporto, con il profumo dei fiori, la musica allegra e un panorama attorno che non aveva uguali in nessuno altro paese finora visitati da Mary.
Alberi rigogliosi con gioielli al posto dei frutti, cascate incredibili da cui scendeva uno scroscio d’oro invece che di acqua, mulini a vento che sollevavano pagliuzze dorate.
Tutto era così brillante che accecava perfino gli occhi.
Il sole batteva sull’oro, sulle pietre preziose che pendevano dagli alberi e rimandava raggi dorati tutto attorno.
Che bello, una visione insolita e affascinante del mondo.
Ma………….Mary aveva fame, sete, voleva un letto su cui distendersi, un golfino con cui coprirsi ora che il sole iniziava a calare.
Niente.
Non poteva certo mangiare i frutti che pendevano dagli alberi: erano pietre preziose.
Non poteva certo bere l’acqua della cascata: era d’oro.
Non poteva certo coprirsi con i gioielli: non tenevano caldo.
Fata Paoletta era assorta a guardare il panorama, lei non aveva né fame, né sete e neppure sentiva fresco.
Era rilassata e in attesa di ciò che sarebbe accaduto.
Il vagoncino si fermò, la musica cessò, i fiori appassirono e…………..tutto il panorama cambiò.
Non più vetrine con i gioielli, alberi e cascate preziose, ma un normale paesaggio di un paese abitato da esseri umani che si rivelarono molto sereni.
Quando Mary vide un delizioso bar da cui usciva il profumo di biscotti e torte appena sfornate, non resistette più: balzò dal vagoncino trascinando anche Fata Paoletta e corsero a sedersi al tavolino del bar in attesa di essere sfamate.
Arrivò subito uno splendido ragazzo, molto sorridente e incuriosito dal vedere due volti nuovi nel piccolo paese.
Da dove venite? Chiese.
Mary non era per nulla disposta a parlare, a raccontare se prima non fosse stata adeguatamente servita di thè, biscotti, torta e ogni ben di Dio che vedeva esposto in bella mostra nella vetrinetta del bar.
Il ragazzo fu all’altezza delle aspettative: portò un vassoio con grande assortimento di dolci fragranti, succhi di frutta di ogni tipo e un thè così profumato che perfino Fata Paoletta lo volle assaggiare.
Mentre Mary era intenta a scegliere con quale pasticcino iniziare, si accorse che la forma di quei dolci ricordava i gioielli che aveva visto esposti nel paese vicino.
C’era però una grande differenza: qui quel bellissimo centro del dolce non era un favoloso rubino, ma una ciliegia candita.
Là il dolce era tempestato di cedro verde e non di smeraldo e ancora, una grossa mandorla invitava a mangiare e non era certo una perla rara.
Felicissima Mary mangiò, bevve con grande soddisfazione e dopo una bella tazza di thè caldo non sentiva neppure più il fresco della sera.
Era ormai il tramonto e grande fu la gioia nel vedere i raggi del sole calante che riempivano il paese di luce dorata.
Gli abitanti erano in procinto di tornare alle loro case, avevano in mano i sacchetti della spesa da cui si intravedevano ogni tipo di frutta e verdura, forme insolite di pane: fatto come i gioielli e tutti si sorridevano e si salutavano.
Come si stava bene in quel posto!
Mary non rimpiangeva certo il lusso dell’altro paese, così scomodo a assurdo per chi doveva mangiare e bere, insomma vivere.
Fata Paoletta raccontò allora a Mary che gli antenati di quel popolo avevano fatto dei gioielli il vero scopo della loro Vita.
Facevano a gara a chi ne avesse di sempre più belli e originali.
Si erano così concentrati sui gioielli che si dimenticarono di ogni altra cosa.
Si accorsero troppo tardi che avevano trascurato troppo il vivere normale per inseguire un lusso assurdo.
Quando si resero conto che nel paese non c’erano più negozi di nessun tipo, ma solo negozi per ingioiellarsi, si spaventarono.
Furono i pianti dei bambini che chiedevano cibo, giocattoli, abitini nuovi che li costrinsero a riflettere.
Come si erano ridotti: dovevano andare nei paesi vicini per poter sopravvivere.
Erano costretti a ore e ore di cammino per avere un po’ di cibo o altro.
Si trasferirono allora in massa e lasciarono il loro paese così come lo avevano ridotto: vetrina per cose bellissime e inutili.
Andavano a curare i giardini, facevano il giro del paese e ogni volta si riproponevano di non sbagliare più.
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