LA CAVERNA – PARTE SECONDA
Il lungo giro di Mary assieme alla Fata Paoletta continuava sereno.
Un mattino molto presto appena il sole iniziava a sorgere, la Fata portò Mary in un posto insolito: una caverna.
Mary non aveva mai visto una caverna, era buia con una piccola apertura che si intravedeva appena perché coperta da foglie e rami secchi.
Fata Paoletta insistette un po’ con Mary che non voleva entrare.
Il buio non piaceva alla bimba che preferiva la luce brillante del sole.
Con riluttanza, tenendosi forte alla mano della buona Fata, entrò e, con stupore, si accorse che non era una caverna buia e vuota, ma piena di oggetti e illuminata da molte, moltissime lampade.
Che cosa curiosa, la prima cosa che vide Mary furono tante, tante matite colorate, pastelli e una infinità di pennelli.
Si fermò a bocca aperta: la caverna conteneva una moltitudine di piccoli oggetti che, sembravano a Mary uguali a quelli che sparivano nel paese dei Mammocci.
Chiese spiegazione a Fata Paoletta e con grande sorpresa apprese che quegli oggetti erano proprio quelli spariti dal paese dei Mammocci.
Non disse però altro la Fata ed esortò Mary a non fare altre domande.
Con gioia, ma anche un po’ pensierosa Mary andò nuovamente a spasso nello spazio, tenendo per mano Fata Paoletta.
Come era bella la Terra vista da lassù: il blu intenso dei mari, il verde splendente delle foreste, i deserti, tutto era armonioso e perfetto.
Ma…………avvicinandosi un po’ era possibile vedere anche le città, i paesi, gli esseri umani e allora si vedevano anche i problemi che dallo spazio erano invisibili.
Mary notò un piccolo paese fra le montagne innevate, posto su di una piccola altura: poca luce, ma tanti abitanti.
Incuriosita chiese alla Fata Paoletta il permesso di abitare per qualche tempo nello strano paese senza nome.
Quanti abitanti nel piccolo paese!
Non aveva mai visto nulla di simile, sembrava di essere sempre in un grande mercato.
Tutti si assiepavano nelle vie e si dirigevano veloci verso la piazza centrale.
Dalla piazza molti tornavano nelle vie adiacenti e così c’era sempre un gran ricambio di individui tutti affascinati e contenti.
Perché?
Era questa la domanda che Mary fece a Fata Paoletta.
“Non avrai ancora per molto questa curiosità, cara Mary, non appena saremo in piazza scoprirai tu stessa che cosa incuriosisce queste persone”.
Quasi di corsa Mary si portò all’altezza della piazza e, con grande fatica, cercò di arrivare al centro da dove partivano grida di stupore e gioia.
Meravigliata e senza ancora capire, Mary si lasciò contagiare dalla letizia che regnava fra quegli individui e, sempre più decisa a capire che cosa accadesse nel centro della piazza, avanzò sicura tenendo per mano Fata Paoletta.
Oh!!! Una magia, un incanto, cose strabilianti accadevano proprio sotto ai suoi occhi.
Su di un grandissimo tavolo luminoso apparivano continuamente piccoli oggetti.
Piccoli oggetti?
Ma erano proprio quelli che sparivano nel paese dei Mammocci e che Mary aveva ritrovato nella caverna.
Esterrefatta si fermò ad osservare e quello che vide la lasciò attonita.
Ancora di più lo fu quando si rese conto che quegli oggetti, che per lei erano così famigliari, per gli abitanti del paese senza nome erano oggetti sconosciuti.
Nessuno di loro aveva mai visto un pastello, una matita colorata, perfino i pennelli erano osservati con grande curiosità.
Passavano di mano in mano e tutti ceravano di capire a che cosa potessero servire: chi li annusava, chi provava a farli rimbalzare, chi voleva appenderli al collo come monili.
Ognuno portava via qualcosa e si allontanava per lasciare posto ad altri.
Mary capì che quel paese aveva tanti abitanti, perché anche nei paesi vicini si era sparsa la voce del prodigio e tutti volevano portare a casa un oggetto anche se non capivano a quale uso potesse servire.
Fata Paoletta osservava Mary che era diventata pensierosa.
“A che cosa stai pensando Mary? Quali pensieri ti rendono così taciturna”?
Mary guardò Fata Paoletta e aprì a lei il suo cuore.
“Non capisco perché nel paese dei Mammocci gli oggetti spariscono, vanno nella caverna e poi riappaiono nel paese senza nome”.
Fata Paoletta prese Mary sulle ginocchia e molto seriamente prese a dire: “vedi Mary, nel paese dei Mammocci gli oggetti abbondano, sono troppi. I bambini e anche gli adulti non usano più la fantasia, pensano di non poter fare a meno di tutto quello che hanno e così si adagiano in un modo di vivere che non li mette più in condizioni di inventare soluzioni, anche semplici, per poter far fronte agli imprevisti della Vita.
Si agiano continuamente, hanno sempre la paura di perdere qualcosa, si sentono insicuri davanti alle difficoltà.
Tu hai fatto vedere loro che si può anche continuare a vivere sereni se anche viene a mancare qualcosa. Non è con la paura o l’ansia che si possono risolvere le situazioni, spesso basta un po’ di calma e fantasia.
Nel paese senza nome la realtà è diversa. Lì non ci sono oggetti in abbondanza, anzi spesso mancano del tutto e le persone usano quel poco che hanno senza lamentarsi mai.
È però giusto che anche loro partecipino al progresso dell’umanità imparando a usare ciò che può aiutarli a vivere con più comodità.
La differenza fra i due popoli è questa: i Mammocci hanno troppo e spesso sono soffocati dai loro averi fino al punto di non pensare più in modo libero e fantasioso: dipendono completamente da ciò che hanno, dai loro oggetti.
Nel paese senza nome tutto è diverso: la fantasia è sempre accesa perché devono inventare continuamente soluzioni ai bisogni giornalieri e così la Vita vuole premiarli donando loro oggetti che possono semplificare e abbellire la Vita.
Nel paese dei Mammocci gli oggetti complicano la Vita e soffocano la fantasia, nel paese senza nome gli oggetti aiutano gli abitanti che già usano costantemente la loro fantasia”.
Mary era perplessa: chi decideva di privare degli oggetti un popolo per donarli ad un altro?
Fata Paoletta non rispose: ogni cosa a suo tempo.
Per il momento Mary aveva imparato a non agitarsi davanti alle difficoltà, anzi le superava con la fantasia e aveva capito che se si vive saggiamente si viene premiati.