Nei campi infiniti dell’Universo ove tutto vive ci sono moltitudini infinite di specie viventi.
La libellula è un piccolo e fortunatissimo animaletto che si nutre di ciò che di più bello la natura offre: i fiori, le loro essenze, la loro fragranza.
Quando un giorno la libellula decise di voler fare come l’amica ape e di creare un suo proprio regno, successe un finimondo!
La libellula – che chiameremo Lilli – si mise a capo di un piccolo gruppo di altre libellule e le convinse a vivere come le api. Naturalmente si proclamò regina e questo iniziò subito a provocare antipatie e gelosie.
L’avventura però era troppo affascinante per rinunciarvi, e così le piccole libellule si misero al servizio di Lilli.
Molto furbescamente Lilli mandò una sua amica a spiare come vivevano concretamente le api; le impose di infilarsi nell’alveare per osservare da vicino com’era la struttura, e soprattutto voleva che le riferisse quali erano i privilegi dell’ape regina, visto che lei si considerava libellula regina.
La piccola Penny – questo era il nome della tenera libellula incaricata della missione – volò verso l’alveare, ma nell’avvicinarsi si scontrò con un’ape che si stava dirigendo verso casa.
Tutte e due rimasero tramortite a terra e solo con grande fatica riuscirono a capire quello che era successo.
Finalmente si ripresero e si guardarono con simpatia, perché erano consapevoli che nessuna delle due aveva colpito intenzionalmente l’altra, ma era stato il Caso a farle scontrare, o meglio incontrare, anche se in modo brusco.
Diventarono subito amiche e, come tutte le amiche, si confidarono i loro crucci.
Penny disse subito che era in missione per conto di Lilli e che doveva tornare a riferire ciò che vedeva e soprattutto quali erano i privilegi dell’ape regina.
Sally – questo era il nome dell’amica ape – rimase turbata e, dopo un lungo silenzio, disse: “Mi hai detto qualcosa che mi ha turbato: come posso accompagnarti al mio alveare, ora che so che vuoi spiarci?”
Penny si vergognò molto e iniziò a piangere: “Ti prego – supplicò – non dirlo alle tue sorelle che devo spiarvi; mi vergogno molto, non ero convinta di quello che facevo e ora che ti ho conosciuta so che non è una buona idea”.
Rimasero un po’ in silenzio, ognuna a meditare per proprio conto, Penny con tanta vergogna e Sally con tante perplessità.
Parlò per prima Sally: “Io ti sono amica e ti voglio aiutare: lascia che dica alle mie sorelle che tu sei in missione per conto di un’altra libellula che vuole diventare regina e poi andiamo tutti dalla nostra ape regina che è molto saggia e saprà consigliarti per il meglio”.
Così, rasserenate, si alzarono in volo e, come grandi amiche, si diressero all’alveare.
Sally raccontava a tutte le sorelle api che incontrava per strada la storia di Penny e così quando arrivarono all’alveare quasi tutte le api sapevano perché c’era una libellula vicino a Sally.
Chiesero di parlare con l’ape regina e alla sua presenza Penny scoppiò nuovamente a piangere, perché temeva che l’ape regina la sgridasse e la cacciasse via e lei non voleva più tornare da Lilli.
L’ape regina era bellissima, molto accudita, non le mancava nulla, il cibo migliore era per lei, e tutto era in ordine e non c’era nessuno che litigasse con gli altri o che stesse senza lavorare: ognuno sapeva quello che doveva fare e si respirava una grande armonia.
Sally consolò l’amica e iniziò a spiegare perché una libellula era attorno all’alveare e, alla fine del racconto, attese che la sua regina parlasse.
Ci fu un lungo silenzio e poi si udirono queste frasi:
“Cara Penny, non piangere più: non hai nulla da temere da me e neppure da Lilli, perché tu non hai avuto intenzioni malvagie e quindi nessuna punizione ti può essere data.
Sono molto triste per Lilli perché non apprezza la bellezza che la Natura le ha donato e vuole ciò che non ha.
Sono anche rammaricata perché ha agito slealmente mandando te a spiarci, ma questo mio rammarico non deve offuscare la mia mente, che invece deve essere limpida e pronta per trovare una soluzione a questa difficile situazione.
Lasciami pensare qualche giorno e intanto torna serena da Lilli e dille che hai visitato l’alveare, che hai visto quanto lavoro c’è da fare e dille anche che ti riprometti di tornare perché non hai ancora capito quali sono i privilegi della regina.
Parla anche con le tue sorelle e amiche e di’ loro quanta armonia c’è fra noi, come tutto sia in ordine e soprattutto fai loro presente che per voi sarebbe difficile rispettare una regina che agisce con l’inganno.
Lilli non fu contenta di veder tornare Penny senza le notizie che si attendeva e iniziò a fare la regina come voleva lei: pretese che le altre libellule le procurassero il cibo, che le lasciassero i posti migliori e soprattutto che ubbidissero a tutti i suoi capricci.
Passarono così i giorni e le libellule guardavano con sempre più ostilità Lilli. Trascorso il tempo stabilito, Penny tornò all’alveare e… si accorse che tutte le api aspettavano il suo ritorno per farle assaggiare il miele nuovo che avevano prodotto.
Che bella amicizia si era stabilita fra la libellula e le api! Un’amicizia senza inganno, allegra, gioiosa.
L’ape regina accolse Penny con calore, le disse nuovamente che non doveva essere triste o sentirsi in colpa e iniziò a illustrare il suo piano per far capire a Lilli quanto assurdo fosse il suo comportamento.
Propose di invitare Lilli all’alveare e diede ordine di riceverla con tutti gli onori di una regina.
Penny tornò e riferì quanto le era stato detto e fu così che Lilli si librò in volo per recarsi all’alveare.
Appena giunta, l’ape regina uscì e costrinse Lilli ad entrare dentro la sua cella.
Quanta fatica! Non c’era posto per una libellula nella piccola cella della regina: mancava lo spazio, l’aria e tutto era appiccicoso.
Tutti uscirono dall’alveare e lasciarono Lilli sola e sconfortata ad aspettare.
Non era questo il trattamento che si era aspettata, ma per la voglia di diventare regina era disposta a subire ogni disagio: voleva capire quali erano i privilegi che poteva ottenere.
Arrivò allora l’ape regina, guardò Lilli, iniziò a interrogarla e vedendo che le risposte erano bugiarde e false perché Lilli non voleva dire il vero scopo della sua visita, si fece severa e così parlo:
“Come puoi voler essere ciò che non sei? Perché vuoi diventare regina e controllare le tue amiche libellule?
Ricordati che nessuno ti ubbidirà con amore se tu non saprai comandare con giustizia.
La Natura ti ha reso bella, ti ha donato bellissimi colori e tanta leggerezza e grazia.
Sono questi i doni che tu devi valorizzare assieme alle tue amiche, senza pensare di essere migliore di loro.
Lasciati andare libera e felice nell’aria, lascia che il vento ti aiuti nel tuo volo, posati sui fiori, godi del loro profumo, e spartisci tutto questo con le tue amiche senza voler essere ciò che non sei.
Io sono l’ape regina e ho un compito molto gravoso e impegnativo, ma la natura ha fatto sì che possa eseguirlo, perché sono ciò che sono.
Se fossi una libellula non potrei fare ciò che faccio.
Ad ognuno il suo compito”.
Lilli chinò la testa, tentò di alzarsi ma, goffamente, restò impigliata nella pappa reale.
Si sentiva molto sciocca e si vergognava: aveva capito bene quello che l’ape regina le aveva detto e voleva rimediare.
Chiese scusa, promise di essere una bella e buona libellula e di vivere assieme alle sue amiche e sorelle senza più volerle comandare.
E fu così che l’ape regina chiamò le sue ancelle per aiutare Lilli ad uscire dalla cella.
Furono molto sollecite: la ripulirono, l’aiutarono a mettersi in piedi e l’accompagnarono fuori dall’alveare augurandole buon volo.
Tornata dalle sue amiche, Lilli spiegò quello che era accaduto e anche con loro si scusò e promise di essere una vera libellula senza più voler essere ciò che non era.
Come era contenta la libellula Lilli quando tornò a volare libera e felice senza più la voglia di fare la regina delle libellule!
Era così felice e così lieta che andava raccontando la sua storia a tutti quelli che incontrava.
Arrivò perfino a posarsi su di un tenero asinello e, bisbigliando vicino al suo orecchio, iniziò a raccontare ciò che le era accaduto.